L’ombra del vento, Il gioco dell’angelo e Il prigioniero del cielo sono i libri della trilogia del Cimitero dei libri dimenticati, la celebre saga di Carlos Ruiz Zafón. Ironia della sorte, i tre volumi sono indimenticabili – ognuno per motivi diversi.
Oggi torno a scrivere de L’ombra del vento, il mio libro preferito di Zafón. Quando lo lessi per la prima volta venni travolta da un vortice di emozioni e non impiegai più di quattro giorni per concluderne la lettura.
Una mattina del 1945, in una Barcellona afflitta dal governo franchista e piegata dalla Seconda Guerra Mondiale, Daniel entra in un luogo misterioso, in cui migliaia di libri si trovano sepolti e dimenticati. Qui recupera un volume ormai perduto, che porta con sé una maledizione. Una serie di intrighi e intrecci narrativi si snodano intorno a questo libro e alla figura del suo misterioso autore, che sembra essere scomparso da tempo. Un passato inquietante e un’ingiustizia prepotente si affermano per rivelare il senso della scrittura e della lettura. La verità, che si apre su uno scenario d’amore e su un finale attesissimo e di grande effetto, è sconvolgente. Qual è il prezzo da pagare per aver indagato sulle tracce del libro maledetto e inseguito l’amore puro e paccaminoso di Penelope?
In questo primo volume della saga del Cimitero dei libri dimenticati, Zafón rivela la sua scrittura incalzante dal ritmo veloce e travolgente. Non lascia nulla al caso, con particolare attenzione al dettaglio. Il trucco che si cela dietro la sua scrittura è la passione per la letteratura che, elegantemente, si svela nel suo testo.
Il Cimitero dei libri dimenticati e L’Ombra del vento, indimenticabile, è il sensazionale paradosso di Zafón (soprattutto se si pensa che il libro è diventato famoso attraverso il passaparola dei lettori).